DEHORS/AUDELA
presenta
Ho voluto la
perfezione e ho rovinato quello che andava bene. (Claude Monet)
NELLE PIEGHE
IL CORAGGIO DI UN
GESTO SIMILE
Studio grado zero
Progetto di ricerca
audiovisiva e multi(n)disciplinata, tra fotografia, teatro, cinema e parola
nello e con lo
spirito de L’uomo dei cinque palloni
di Marco Ferreri
drammaturgia video e audio: Salvatore Insana
azione scenica: Elisa Turco Liveri
disegno Luci: Giovanna Bellini
azione scenica: Elisa Turco Liveri
disegno Luci: Giovanna Bellini
29-31 maggio 2012 ore
21
Atelier Meta-Teatro
via Natale del Grande
21, Roma
348
3306492/3408578140
dehorsaudela.blogspot.com
UN'OSSESSIONE: LA PERFEZIONE
Non fare una piega. Esserne una
delle infinite e molteplici. Occupare uno spazio-tempo. Affrontare il vuoto.
Compiere e re-plicare un'indagine sulla pretesa cartesiana di appianare ogni
asperità, di raddrizzare le storture, di regolare i conti con la tagliente lima
del potere, sulla lotta tra l'entropica tendenza a piegarsi (su sé stessi) e
l'ostinata tentazione al raddrizzarsi, allo stendersi, al far piatto e liscio
quel che così non è mai stato. Ogni pretesa di fare tabula rasa finisce in
fumo. Tutto si piega su sé stesso, impiega sé stesso per piegarsi.
Brutte pieghe, quelle di chi non
sa spiegarsi. E non si spiega come ciò possa accadere.
Quelle di chi non si capisce.
Quelle di chi non è capito. Di chi non è compreso nei disegni (e nei sogni)
altrui. Quelle di chi non si piega di fronte alla presunta realtà. A come vanno
le cose e a quanto noi siamo impotenti. Quelle di chi si ostina ad anteporre la
propria miserevole volontà allo sbilanciato equilibrio generale.
Indagando sul punto di rottura dell’essere, dal declinarsi
della piega nell'ordinario alla vertigine del barocco leibniziano: la donna che
stira un abito, la parrucchiera che stira i capelli; le pieghe di una pagina,
cicatrici di carta; l'arte di piegare la carta stessa; le rughe di un volto, i
rotoli di grasso (le pieghe, piaghe che non si cancellano), e ancora
l’impiegato, che suicida la propria libertà al datore di lavoro. Com-plicarsi
la vita, vivere dentro di essa.
<<Il
mondo è uno sciabordio, un rumore, una bruma, una danza di pulviscoli
impalpabili. È uno stato di morte e di catalessi, di sonno o di
addormentamento, di svenimento, di stordimento. È come se il suo fondo fosse
costituito da un'infinità di piccole pieghe (inflessioni) che non smettono di
farsi e di disfarsi in ogni direzione, di modo che la sua spontaneità è simile
a quella di un addormentato che si gira e si rigira nel suo letto. Le
micropercezioni o rappresentanti del mondo sono quelle piccole pieghe orientate
in tutti i sensi, pieghe nelle pieghe, sulle pieghe, secondo le pieghe.>>
Gilles Deleuze